Saro Breve ha scritto:
parlare di razzismo per una finale dei 100 metri stona un po'. Avrei capito una battuta tipo: Mennea vince i 100, Hitler si rifiuta di stringergli la mano. Ma per un giamaicano che intasca 180mila dollari solo di premio per la finale, in una gara dove se capita un bianco pensano sia Michael Jackson, mi sembra eccessivo fare riferimenti al razzismo.
La vittoria di Bolt è la base (il fatto) su cui, se vuoi provare a farci satira, devi trovare un riferimento che sollevi il quid polemico. Ora, quando è toccato a me scrivere una battuta sull'argomento, ho preferito fare riferimento all'assenza di tracce di trinità dopo l'esame antidoping, per fare memoria di una delle tante puttanate che dice il papa. A voler essere puntigliosi non è nemmeno un riferimento del tutto corretto, perchè J.Ra. parlava di "geni", ma è il fine ci si pone ad avere importanza. Ora, se prendo Bolt, me lo immagino nei panni di Owens perché è nero e la gara si è svolta a Berlino e riesumo Hitler per l'occasione, ho come scopo subliminale quello di defocalizzare completamente la questione da Bolt e di evocare nella memoria collettiva l'idea che i nazisti siano ancora in giro. Si va nel surreale, ovviamente, ma è una struttura concettuale che permette al messaggio di incunearsi più facilmente nel cervello. Inoltre, "Eccessivo" è un termine che non rientra nel mio vocabolario, quando si parla di satira. A tal proposito, rispondo anche a diamonddog
diamonddog ha scritto:
Se posso dire la mia, da quasi neofita, i veri limiti sono solamente due.
1) La capacità di sollevare una risata.
2) Il buon gusto.
Quando si "osservano" queste due regole si è scritto comunque un qualcosa che merita.
Il punto due è una bestemmia. Non esiste "buon gusto". Se ne cerchi uno ti stai ponendo dei limiti e ti preoccupi della reazione del pubblico, mentre il buon Dario Fo insegna che la qualità della satira si misura proprio dalla reazione che suscita. In merito al sollevare una risata, conosci Karl Kraus?
Ma tornando a noi:
Saro Breve ha scritto:
Ci deve essere una sorta di manuale di stile spinoziano? Non lo so e non sta a me decidere, ma ho l'impressione che a volte si punti molto alla forma e poco alla sostanza. Da relativista convinto e illuminista solo di sbieco, adoro le forme, ma se proprio si deve fare una distinzione tra satira e umorismo credo che sia tutta dentro il continuum forma-sostanza.
E' una questione dibattuta. Stark non ha mai espressamente scelto una precisa linea editoriale. Lui sta in mezzo, poi ci sono io (e, immagino, qualcun altro) che tira la corda dal lato "satira", mentre qualcun altro la tira dal lato "umorismo". Ora, io non dico che le due cose non possano convivere, ma non so se ti è capitato di leggere i commenti al post con la vignetta bianca. Per la maggior parte non ti fanno venire una profonda tristezza? Ti giuro che alcuni mi fanno rimpiangere le battute sul biscotto del Cucciolone. La forma è importante, secondo me, e non va mai messa in secondo piano, ad ogni modo, non credo di essere la persona più adatta a cui recriminare di non badare alla sostanza.
Saro Breve ha scritto:
scartiamo giustamente(?) il bagaglino-style, ma non solo quando si parla di gay. Pippo Franco avrebbe fatto battute diverse dalle nostre per il ferragosto in carcere dei parlamentari, o sul Viagra che rende sordi?
Io lo scarto a prescindere il bagaglino-style, per me è pura fuffa, totalmente inutile e, in verità, per nulla divertente. Puoi fare battuta di satira bellissime sui gay, come su ogni argomento, il tutto sta nel saper maneggiare la materia e, appunto, la tecnica.
Saro Breve ha scritto:
E infine: come ci si deve comportare con notizie cazzare che più cazzare non si può tipo giostre da maritare, 18 candelotti per il compleanno? Io vivo di cazzeggio e quindi andrei a nozze (anche con una bella giostra) ma se scegliamo il duro e puro...
E' lo stesso discorso che ti facevo per la questione Bolt. Tutto può tornare comodo come substrato. La differenza la fa il punto di destinazione, ovvero dove vuoi andare a parare. Se la routine diventa quella di usare dei tormentoni, ridursi a misere battute da bar, tirare in ballo ad ogni pié sospinto fighe, tette e culi, solo perché (come ragionerebbe un bambino) si ha l'impressione di aver detto la parolina vietata, allora non andiamo da nessuna parte. La satira è una forma letteraria, le produzioni satiriche dovrebbero rientrare nella letteratura. Ora, so che viviamo in un periodo in cui i Best Seller li scrive Moccia, ma il fatto che venda di più non mi farà mai nemmeno lontanamente immaginare che possa essere uno scrittore più bravo di tanti altri, meno diffusi, magari lasciati a prender polvere sugli scaffali, ma di spessore estremamente più grande.
That's all, folks.
"A volte è solo uscendo di scena che si può capire quale ruolo si è svolto” - S. J. Lec
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Waxen] - i sintomi persistono e ho fatto fuori il medico.
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